Ricerca cosmica by Walter Ernsting

Ricerca cosmica by Walter Ernsting

autore:Walter Ernsting [Ernsting, Walter]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-12-05T16:00:00+00:00


CAPITOLO QUINTO

Erano passati due giorni.

I membri della spedizione attraverso il tempo erano ancora al castello, ospiti del conte ferroniano. Servi indaffarati portavano cibo, bevande e qualunque cosa d'altro desiderassero. Nel frattempo Ras Tschubai aveva sbarrato dall'interno la stanza della macchina del tempo, per impedirne l'accesso a qualunque persona non autorizzata. Rhodan non voleva mettere in pericolo l'unico mezzo per tornare al tempo presente.

Una conversazione con Lesur aveva dato a Rhodan la certezza che gli Arkonidi non sarebbero stati i primi viaggiatori spaziali a sbarcare su Ferrol.

«Molte estati e inverni fa» aveva riferito il conte con tono misterioso, «discesero dal cielo i primi dèi. I nostri antenati vennero loro in aiuto e come ricompensa ricevettero quei doni particolari che si vedono ancora in tutto il paese. Qui sotto, nelle cantine del mio castello, c'è una di quelle gabbie. Nessuno ha il permesso di avvicinarsi perché abbiamo perduto la capacità di usarle. Molti uomini coraggiosi che sono entrati in quella gabbia sono scomparsi alla vista e non sono più tornati».

«Non sono tornati?» chiese Rhodan perplesso. Poteva comunicare abbastanza bene con il precursore del futuro Thort, ma c'erano ancora molte cose che non riusciva a comprendere bene. Era ovvio che i Ferroniani di quella particolare epoca non erano ancora riusciti a determinare il significato dei trasmettitori di materia. Sarebbero dovuti trascorrere secoli o migliaia di anni prima che essi acquisissero il sapere e l'intuito necessario.

«Quasi tutti non sono tornati» disse Lesur. «Ci fu una strana storia. Lui era uno scienziato. Entrò nella gabbia del sotterraneo e spostò la leva. Poi scomparve. Soltanto due anni dopo riapparve nel castello, disordinato e deperito. Affermò di aver vagato per metà del nostro pianeta; ma non poté spiegare come era giunto dall'altra parte del mondo».

Ci vorrà molto tempo, pensò Rhodan, prima che questi semiselvaggi siano capaci di comprendere la teleportazione. Sarebbe stato prematuro tentare di illuminarli. Inoltre non era affar suo il farlo. I trasmettitori, comunque, lo interessavano moltissimo.

«Posso vedere quell'apparecchio?»

«La gabbia?» Lesur esitò. Sembrava temere che gli dèi che li avevano salvati dalla distruzione potessero scomparirvi. «Se tu insisti, mio signore…»

«Conosciamo bene quegli apparecchi» Rhodan rassicurò il conte. «E se vi scomparirò, ti prometto di ritornare presto».

Rhodan arrischiò il balzo nel pomeriggio del secondo giorno. Si rimaterializzò da qualche parte nel colmo della notte. Il trasmettitore lo aveva davvero trasportato dall'altra parte di Ferrol. Per quel che riusciva a vedere nell'oscurità, il ricetrasmettitore di materia era sistemato in qualche specie di tempio in cima a una montagna, solo e abbandonato. Un tempio dimenticato di una generazione scomparsa.

Ma non era affatto dimenticato, dopo tutto. Rhodan si era appena materializzato che delle ombre si mossero tra le pareti di pietra del tempio in rovina. Silenziosamente gli si avvicinarono. Le loro mani brandivano spade scintillanti. Alla debole luce delle stelle, Rhodan distinse delle tuniche svolazzanti.

Preti!

Non esitò. Attivò immediatamente il meccanismo di ritorno del trasmettitore e si ritrovò nelle cantine del castello in presenza di un Lesur molto perplesso.

Pensieroso, Rhodan tornò ai quartieri del gruppo. Le sue congetture erano state confermate.



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